Cenni Storici
Le più antiche tracce del popolamento del territorio di Forlimpopoli risalgono al Paleolitico Inferiore e sono documentate dal rinvenimento di numerosi manufatti, conservati presso il locale Museo Archeologico. I reperti più antichi risalgono a circa 800 mila anni fa e sono assimilabili alla medesima industria litica del più celebre sito preistorico, quello di Ca’ Belvedere di Monte Poggiolo di Forlì. In epoca protostorica il territorio è sicuramente popolato anche se non con continuità; la causa di questo va ricercata presumibilmente in condizioni climatiche e ambientali non particolarmente favorevoli all’insediamento umano. Il dato archeologico conferma una frequentazione dell’area forlimpopolese (in pianura e nelle prime pendici collinari) durante l’età del Bronzo Recente e Finale. Risultano scarse, invece, le testimonianze che documentano, ad oggi, la presenza di insediamenti durante l’Età del Ferro, ossia nell’epoca immediatamente precedente l’arrivo dei Romani, anche se il territorio viene frequentato, sicuramente, da popolazioni umbre e galliche.
Dal III secolo a.C. si dà avvio a un imponente intervento di bonifica agraria e di colonizzazione della pianura da parte dei Romani, documentato, nel territorio di Forlimpopoli, dalle tracce - tuttora visibili - della centuriazione (se ne distinguono ben tre fasi, realizzate in tre momenti diversi). Sul tracciato della Via Aemilia (realizzata nel 187 a.C.) si imposta la città di fondazione romana, il Forum Popili che pare derivare il suo nome da quello del console Popilio Lenate; questi, nel 132 a.C., fa costruire un importante asse viario, la Via Popilia, che doveva collegare, presumibilmente, questa parte della pianura romagnola (o la stessa Forlimpopoli?) con la costa adriatica.
Il nuovo centro diviene municipium dopo l’89 a.C. ma è dal I secolo d.C. che Forlimpopoli raggiunge un inaspettato sviluppo economico e urbanistico legato alla fondazione del porto di Classe, presso Ravenna, e allo stanziamento della flotta navale imperiale a controllo dell’Adriatico settentrionale. L’economia locale si fonda sull’agricoltura e prospera grazie ai commerci e alle attività artigianali: in particolare, a Forlimpopoli, le fornaci producono, dalla metà del I secolo d.C. ai primi decenni del III secolo, una straordinaria quantità di anfore, dalla forma originale, destinate alla conservazione e alla commercializzazione del vino nelle diverse parti dell’Impero, vino che si produce in quantità nelle zone collinari limitrofe.
Intorno alla metà del III secolo d.C. inizia un progressivo declino: il centro lentamente si spopola, ampie zone dell’abitato vengono abbandonate. La decadenza prosegue per tutto l’Alto Medioevo e interessa anche il territorio circostante: le fertili campagne, sconvolte dalle esondazioni dei fiumi, sono abbandonate. Fra il IV e il V secolo Forlimpopoli entra nell’orbita dell’Esarcato di Ravenna e diviene, con l’ateniese Rufillo, suo primo vescovo, sede episcopale: nel piccolo centro urbano, di molto contratto ma ancora vitale, è edificata la primitiva cattedrale e il vescovo ha qui la sua residenza. Nel 663, secondo il racconto di Paolo Diacono, la città subisce la prima distruzione ad opera dell’esercito del re longobardo Grimoaldo.
Fra il X e il XII secolo si assiste alla rinascita dell’abitato e alla ripresa delle attività produttive. Ottenuta nella prima metà del XII secolo l’autonomia comunale, Forlimpopoli partecipa alle lotte tra Chiesa e Impero. Entrata in crisi l’istituzione comunale, la città subisce le mire espansionistiche di Forlì e passa sotto il dominio della potente famiglia degli Ordelaffi. Nel 1359, dopo la resa di Forlì alle truppe pontifice guidate dall’Albornoz, inviato in Romagna a rappacificare le città ribelli, Forlimpopoli rimane l’ultimo baluardo della resistenza ?ordelaffa’ contro il Papa ed è vittima delle pesantissime ritorsioni inflitte dal cardinal legato. Nei primi mesi del 1361 la città capitola e viene rasa al suolo: sono abbattute le mura e la cattedrale; sui suoi resti viene edificato un fortilizio (denominato, negli antichi documenti, Salvaterra) la cui costruzione è completata nel 1364. La sede vescovile è trasferita a Bertinoro e le spoglie del protovescovo Rufillo, patrono della città, sono traslate nella chiesa forlivese di San Giacomo della Strada (poi in Santa Lucia): faranno ritorno a Forlimpopoli nel 1964. La punizione inflitta dall’Albornoz alla popolazione è esemplare: la città non esiste più. Solo nel 1379 Forlimpopoli viene riconsegnata dal Pontefice a Sinibaldo Ordelaffi che avvia i lavori di costruzione della nuova cinta muraria e della rocca. Gli Ordelaffi manterranno il dominio sulla città, con alterne vicende, fino al 1504. E’ a Pino III Ordelaffi che si deve un imponente intervento di potenziamento e rafforzamento delle mura e della rocca, attuato a partire dal 1471, al fine di adeguare le obsolete strutture alle esigenze difensive imposte dall’utilizzo delle nuove armi da guerra. Alla morte di Pino, nel 1480, la città segue i destini di Forlì dapprima sotto la signoria dei Riario-Sforza, quindi sotto il dominio di Cesare Borgia, il Valentino. Con la morte di Antonio Ordelaffi, nel 1504, e l’estinzione della famiglia, Forlimpopoli viene concessa dal Pontefice in vicariato dapprima ai Rangoni, quindi agli Zampeschi: sotto la signoria di Antonello e di Brunoro II, Forlimpopoli diviene sede di una corte "principesca" e vive un momento di rinascita delle arti e delle lettere. Alla morte di Brunoro (1578), la città ritorna sotto il controllo diretto del Pontefice che ne manterrà il dominio fino all’arrivo delle truppe francesi alla fine del Settecento. Dopo la "bufera" napoleonica, con la restaurazione Forlimpopoli rientra a fare parte dello Stato Pontificio. Durante il Risorgimento, gli abitanti partecipano attivamente ai moti insurrezionali, in particolare a quelli del 1831, e numerosi prendono parte come volontari alle guerre d’Indipendenza e alla spedizione dei Mille.
Il 25 gennaio 1851 Forlimpopoli subisce l’assalto della banda del brigante Stefano Pelloni, il celeberrimo Passatore. I banditi, penetrati di notte in città, fanno irruzione nel teatro e sotto la minaccia delle armi si fanno consegnare dai cittadini più abbienti gioielli e denaro. La stessa famiglia di Pellegrino Artusi (1820-1911) è assalita e derubata dai briganti nella casa che sorgeva sulla piazza principale di Forlimpopoli. In seguito a questa triste vicenda, gli Artusi decidono di trasferirsi a Firenze: qui Pellegrino darà alle stampe un’opera destinata a ottenere un successo straordinario, "La scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene" (1891), il manuale di gastronomia conosciuto in tutto il mondo.
Dopo l’Unità d’Italia, la città è raggiunta dalla linea ferroviaria Bologna-Ancona. Le scuole magistrali istituite per interessamento del poeta Giosuè Carducci, vengono frequentate dal giovane Benito Mussolini che qui ottiene, nel 1901, il diploma da maestro. Divenuto capo del governo, Mussolini si ricorderà di Forlimpopoli facendovi realizzare importanti opere pubbliche (fra cui l’acquedotto e l’ampliamento dell’Istituto Magistrale). La città subisce pesanti danni nel corso del secondo conflitto mondiale a seguito del passaggio del fronte, con un tragico bilancio di perdite di vite umane. Forlimpopoli viene liberata il 25 Ottobre 1944 e sarà ricostruita grazie alla tenacia dei suoi abitanti che, numerosi, hanno offerto un contributo determinante nella lotta di Liberazione.